Dopo una frugale colazione, alle 7:30 ci mettiamo in viaggio verso Nord seguendo le indicazioni forniteci dal proprietario della guesthouse.
Dopo pochi km incontriamo un villaggio Himba con un gruppo di donne a bordo strada che insistentemente ci fa segno di fermarci. Essendo il primo incontro con gli Himba, ovviamente accostiamo riscontrando però con un certo disappunto che trattasi di un gruppo emancipato in attesa di turisti da spennare. Le donne sono vestite con i costumi tradizionali, a seno nudo e con la pelle e i capelli spalmati di ocra rossa. Indossano anche numerosi monili, collane, anelli e braccialetti.
Il loro unico obiettivo è quello di ottenere danaro in cambio della possibilità di fare le fotografie oppure in cambio della loro merce. La scena non è piacevole, mi ricorda il modo di fare dei nostri zingari. Diamo comunque un'occhiata alla loro mercanzia, scattiamo qualche foto e poi ce ne andiamo un po delusi. Lungo la strada incontreremo altri accampamenti simili, con donne e bambini che invitano i rari passanti a fermarsi ma noi tireremo sempre diritto. La visita alle popolazioni Himba è uno dei punti forti del nostro programma ma le persone che vogliamo incontrare sono quelle "vere" che vivono tutt'ora in maniera tradizionale e che solo sporadicamente hanno contatti con la civiltà moderna. Per questo però dovremo attendere ancora qualche giorno.
Il tragitto odierno è tutto su strade sterrate piuttosto impegnative a causa della sabbia e di un marcata tole onduléé. L'allenamento e la pratica accumulata nei giorni scorsi ci aiuta a superare tutte le difficoltà senza eccessivi problemi con buona soddisfazione da parte di tutti.
Oggi riusciamo quasi a fare un incidente con un carretto trainato da due asini che alla vista delle nostre moto si sono imbizzarriti attraversandoci la strada e scaraventando a terra due dei tre occupanti. Uno di loro si fatto è male ad una gamba e zoppicando vistosamente è risalito sull'asino per darci la possibilità di far loro una fotografia. Ci siamo salutati e poi ognuno per la propria strada senza problemi.
Nel pomeriggio, sotto un sole cocente visitiamo due siti di interesse naturalistico. La "Burnt Mountain" (montagna bruciata) che non è altro che una montagnola di origine vulcanica dai colori particolari che ricorda un po i panorami d'Islanda.
Il secondo sito, noto come "Organ Pipes" è la gola di un torrente asciutto dove si possono vedere delle formazioni geometriche di basalto che ricordano lontanamente delle canne d'organo. Entrambi i siti non sono niente di speciale ma per chi si trova da queste parti vale comunque la pena di darci un'occhiata.
I panorami circostanti invece sono favolosi, sabbia rossa e rocce infuocate a perdita d'occhio. Anche la vegetazione ora è più presente e si cominciano a vedere le spinose piante di acacia che emergono dalla boscaglia.
Il sito più interessante della zona è Twyfelfontein dove si possono ammirare le incisioni rupestri più antiche d'Africa risalenti all'età della pietra raffiguranti persone ed animali, molti dei quali ora non più presenti nell'area.
Vista la scarsa ricettività alberghiera della zona, passeremo la notte in un campo tendato sulle montagne ad una quindicina di km da Twyfelfontein. E' una sistemazione molto spartana che richiede un certo spirito di adattamento ma la tranquillità di cui si gode e sopratutto la vista del magnifico cielo stellato che si può ammirare già dalle sette di sera è uno spettacolo senza paragoni. Si vede distintamente la via lattea. Non ho mai visto una cosa del genere nemmeno nelle notti più buie passate in alta montagna dalle mie parti.
Per cena non abbiamo provviste ma fortunatamente riusciamo a farci preparare qualcosa da mangiare dalle donne di etnia Herero che lavorano al campeggio. Il cibo è come al solito molto speziato, saporito ed anche un po unto come loro abitudine. Le birre, sempre di buona qualità, ci aiutano a mandare giù tutto.
In Namibia il personale è sempre in soprannumero. Un lavoro che da noi richiederebbe normalmente una persona, da loro viene svolto da almeno 3 persone. Sicuramente gli stipendi sono molto bassi ma in compenso questo sistema permette alla stragrande maggioranza dei namibiani di vivere dignitosamente senza dover ricorrere all'accattonaggio o peggio ad altre pratiche illecite. In effetti un poliziotto ci ha riferito che solo l'1% della popolazione delinque ed anche noi abbiamo constatato di persona che la Namibia è un Paese piuttosto sicuro che si può girare tranquillamente in autonomia senza problemi di sorta.
Il mattino seguente la sveglia è come al solito alle 6:30 e mentre stiamo caricando le moto ci viene a chiamare un ragazzo del campeggio per dirci che ci sono gli elefanti. Sul momento mi metto a ridere e stento a crederci ma poi dietro sua insistenza lo seguiamo ed effettivamente a pochi metri di distanza vediamo un branco di 29 elefanti con tanto di piccoli al seguito.
Prendo la macchina fotografica e mi avvicino (forse troppo) per fotografarli e quando sono a soli 15 metri da un elefantino vedo la madre che scuote le orecchie e si dirige furiosamente verso di me. Richiamato anche dal ragazzo del camp, metto le ali ai piedi e abbatto il record di Usain Bolt rifugiandomi dietro un grosso albero. Fortunatamente l'elefantessa ha rinunciato ad inseguirmi e quindi, più guardingo, mi riavvicino al gruppo e scatto diverse fotografie. Questi incontri sono possibili solo in Namibia, quasi per niente urbanizzata, con enormi spazi aperti, incontaminati e deserti, dove gli animali possono ancora vivere in totale libertà minacciati solo dai purtroppo ancora presenti bracconieri.
Prima di lasciare questa magnifica zona passiamo a visitare la "Pietrified Forest", un sito dove si possono ammirare tronchi d'albero pietrificati lunghi fino a 34 metri e di 6 metri di circonferenza. Da evitare invece i cartelli "fai da te" che i locali mettono lungo la strada dove si vedono solo pochi e insignificanti tronchi pietrificati.