La tappa odierna di 420 km, 220 dei quali di sterrato, si preannuncia molto impegnativa e con il rischio di non trovare benzina sul percorso. La meta è Tsumkwe all'estremità Est della Namibia nei pressi del confine col Botswana dove alcune comunità di Boscimani vivono ancora secondo le ancestrali tradizioni. Spostandoci ad est saliamo anche di quota ed il paesaggio ancora una volta cambia decisamente. L'erba è più verde ed anche la vegetazione è più rigogliosa, evidentemente l'acqua da queste parti abbonda.
Procediamo speditamente ed alle 10 circa siamo all'inizio dello sterrato che alcuni hanno definito terribile, forse il più impegnativo di tutta la Namibia.
Una breve sosta per indossare la mascherina e poi via ad affrontare questo spauracchio che in realtà si rivela essere molto simile ai precedenti, tranne che per un tratto dove alcuni camion stanno scaricando terra sulla sede stradale con l'intento poi di allargarla, livellarla e speriamo, rullarla.
Lungo il percorso incontriamo solo poche auto, un carretto trainato da asini e due persone che si stanno spostando a cavallo.
Dopo un centinaio di km ci troviamo di fronte ad uno sbarramento dove vengono fatti meticolosi controlli sulle merci trasportate. Probabilmente trattasi ancora della Red Line già attraversata in senso contrario salendo verso Opuwo.
Individuiamo facilmente l'unica pompa di benzina nel raggio di 300 km, che seppur malandata è funzionane, e ne approfittiamo subito per fare il pieno. Immediatamente veniamo circondati da uno stuolo di ragazzini sporchi, trasandati e scalzi che il benzinaio scaccia in malo modo. Si avvicinano anche alcuni soggetti sgangherati, probabilmente di etnia San, chiedendo soldi in cambio di piccoli oggetti di artigianato.
Altri giovani più evoluti, fanno le foto col telefonino, sopratutto alle moto che alcuni di loro vedono per la prima volta.
La prima impressione non è buona ma voglio aspettare di saperne di più prima di esprimere un'opinione.
Il lodge è semplice, ben curato, con piante e fiori dappertutto. Gli chalet sono in faesite simili ai moduli abitativi dei terremotati ma molto più spartani. Ci riceve la direttrice, una signora bianca dai capelli rossi, che chissà come, quando e perché è finita in questo buco sperduto ai confini del mondo.
Concordiamo con la donna e con una guida boscimana l'escursione al villaggio dei San per il giorno seguente.
La cena è a base di bistecca di Kudu, una grossa antilope dalle corna ritorte. La carne è magrissima, senza neppure un nervetto ed è anche cotta al punto giusto.
Alle 9 si presenta la nostra guida con una vecchia Land Cruiser che nonostante i suoi 580.000 km fa ancora la sua bella figura a parte la sassata nel parabrezza.
Passiamo poi ad incontrare le donne e i bambini che altrettanto festosamente si lasciano ammirare e fotografare mentre sono impegnate nelle loro abituali occupazioni.
La fisionomia e i caratteri del viso così come la statura sono molto diverse rispetto a quelle degli himba. I san sono più bassi di statura e i lineamenti sono più marcati e spigolosi. E' evidente che si tratta di un'etnia totalmente diversa.
Dai tuberi, di varia natura, a volte scovati a 40/50 cm di profondità osservando dei piccoli indizi rivelatori in superficie, ricavano anche i liquidi di cui hanno bisogno per vivere.
Il risultato di questa attività è stupefacente. In poco tempo riescono a procurarsi una quantità di cibo che in parte mangiano sul posto e in parte portano all'accampamento riponendolo nelle loro bisacce.
Il tutto senza utilizzare attrezzi. Per spelare i tuberi usano dei rametti che rompono in modo tale da ricavarne delle lame. Per fare le trappole utilizzano delle lunghe erbe che al loro interno hanno delle fibre che estraggono e arrotolano per farne una specie di resistentissimo spago. Il tutto sul posto, in diretta, davanti ai nostri occhi increduli.
Passiamo così due interessantissime ore in loro compagnia prima di tornare al campo dove le donne improvvisano una rudimentale danza, accompagnandosi con una cantilena sempre uguale.
Il ritmo e le parole sono discutibili ma l'impegno dimostrato e l'allegria che le circonda sono davvero emozionanti e ne approfitto per fare un breve filmato.
Alla fine della visita ci congediamo acquistando a poco prezzo qualche collanina e braccialetto da loro realizzati. Mi allontano da loro totalmente soddisfatto ed appagato.