Oggi inizia il viaggio per davvero. La sveglia è alle 6:30 e noto con piacere che è già chiaro. Dopo aver caricato le moto avendo cura di distribuire al meglio il vestiario, le attrezzature e i ricambi, consegniamo alla reception le valigie per custodirle fino al nostro ritorno.
Alle 8:30 lasciamo Windhoek sotto un cielo terso con 14 gradi di temperatura e con il sole già bello alto. La tappa di oggi è la più lunga di tutto il viaggio: circa 700 km, dei quali più di 200 di sterrato che ci auguriamo essere in buone condizioni.
Anche il traffico è pressochè inesistente. Solo qualche camion e poche auto, generalmente Toyota. La gente guida con prudenza rispettosa del codice della strada, niente a che vedere con i comportamenti poco ortodossi degli abitanti della maggior parte dei paesi africani. L'asfalto è buono, i cartelli sono ben visibili e dettagliati, il parco macchine è recente con forte prevalenza di Suv e Pick-up.
Mi stupisco pure del fatto che a bordo strada non c'è l'immancabile tappeto di bottiglie, lattine e sacchetti di plastica che solitamente si riscontra nei Paesi africani e questo la dice lunga, a mio parere, degli effetti di lungo periodo prodotti dalla colonizzazione tedesca.
Dopo aver lasciato alle spalle la cittadina di Keetmanshoop, dove abbiamo fatto rifornimento di benzina e acqua, (entrambe introvabili lungo il percorso) imbocchiamo il primo sterrato che affrontiamo con una certa apprensione. Fortunatamente trattasi di un bel tracciato ondulato, con il fondo consistente, senza buche e con un po di brecciolino ben distribuito sulla superficie.
L'unico problema è rappresentato dalla polvere che ci obbliga a viaggiare distanziati di qualche centinaio di metri l'uno dall'altro. Un discorso a parte meritano invece i pick-up e i camion camperizzati che, viaggiando a velocità sostenuta, alzano delle enormi e fitte nuvole di polvere che ricordano vagamente quelle nuvole alzate dai bisonti nei migliori film di Jhon Ford.
Siamo Diretti al Fish River Canyon tenendo una velocità prossima ai 100 km orari e che raggiungiamo al tramonto per le prime suggestive fotografie. Lo spettacolo che si presenta ai ai nostri occhi è grandioso ed emozionante. Siamo di fronte ad uno dei più grandi canyon al mondo, lungo 160 km, largo fino a 27 km e profondo fino a 550 metri. Si fa fatica a credere che sia stato scavato da quel fiumiciattolo che ora è ridotto a poco più di un rigagnolo.
Lasciamo lo spettacolo stupefacente del Canyon per raggiungere il Canyon Roadhouse Lodge a 25 km di distanza, con l'intenzione di tornare comunque la mattina successiva per altre fotografie.
Il lodge è molto particolare ed insolito, arredato dentro e fuori con carcasse più o meno belle di vecchie auto americane dando l'impressione di trovarsi in una stazione di servizio sulla Route 66.L'ambiente risulta comunque simpatico anche se un po kitch.
Per la cena siamo indecisi tra una bistecca di Springbock o una di Orix, animali selvatici a noi sconosciuti. La giovane e gentile cameriera ci mostra le foto degli animali per aiutarci a scegliere. Propendiamo per il primo che è una specie di piccola antilope molto snella e, come ci spiega la ragazza, procede con ampi balzi nel bush. La carne è tenera e saporita, lasciandoci tutti e tre più che soddisfatti della scelta fatta. Nei giorni a seguire, dopo aver imparato ad apprezzare ed ammirare questi splendidi animali, la decisione di mangiarceli sarà sempre più difficile anche se in alcuni casi obbligata.
Alle 20:30 siamo rimaste le uniche persone all'interno del locale dove ci tratteniamo a chiaccherare ancora per un'oretta circa fino a quando ci viene comunicato che il locale sta per chiudere obbligandoci a ritirarci nei nostri alloggi per il meritato riposo.
Anche oggi pochissime auto in circolazione. Troviamo il primo distributore di benzina a 250 km dall'ultimo rifornimento facendoci riflettere sull'opportunità di reperire tre taniche da 5 litri da usare in caso di emergenza.
Poco prima di Luderitz facciamo una deviazione su pista sabbiosa per visitare "Kolmanskop Ghost Town" un villaggio di minatori, ora abbandonato, che si trova nei pressi di una miniera di diamanti. Ci rendiamo subito conto di non essere i benvenuti nell'area poiché il personale della miniera, con fare arrogante, ci invita ad andarcene velocemente. In effetti avevo letto sulle guide che questa zona, denominata Sperggebiet, è ancora oggetto di concessione a due importanti società di estrazione e lavorazione dei diamanti che la difendono con vigilanza armata e recinzioni elettrificate.
Lasciamo questo pezzo di storia per dirigerci decisamente a Nord con l'intenzione di attraversare il vasto quanto temibile deserto del Namib percorrendo una strada sterrata che secondo le nostre informazioni dovrebbe essere praticabile.